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Shot #15: Andrea Bottaro presenta Urban Paranoia

Shot #15: Andrea Bottaro presenta Urban Paranoia

Il primo di giugno a Civico Zero, strada Canarazzo (PV) ci sarà un live molto bello con tre anime del reggae nostrano. Ci sarà il giovane gruppo Next Station direttamente da Savona, il padrino del reggae italico Vitowar e le vibre electro dub di The Atheist. Personalmente sono molto emozionato all’idea perché uno degli ultimi dischi che davvero vorrei sentire dal vivo è il lavoro di Andrea Bottaro, in arte appunto The Atheist, che ha fatto uscire di recente: Urban Paranoia.

Anticipato da un singolo con la voce di Attila, molto bravo e molto a suo agio nei canali del mixer, Urban Paranoia è un album certamente dub, ma molto ad ampio raggio, consapevole di una esperienza come quella di Andrea, maturata nel tempo e all’interno della scena reggae in tutte le sue sfaccettature. Ma non solo, basti pensare alla interpretazione di China Girl di David Bowie.
Il nome di Bottaro non è certo sconosciuto ai reggae fanatics. Con gli Eazy Skankers, band di cui fa parte, ha accompagnato personaggi del calibro di Raphael, Lion D, Sistah Awa e molti altri, senza dimenticare la sua attività di producer con la cura nei confronti dei Next Station appunto, ma non solo. Vedi il Winter Riddim per esempio o il Revelation Riddim, senza contare i già citati cantanti di spicco nella scena.
Così, anche in occasione del suo live nel nord Italia, ho deciso di riprendere subito il cannone musicale di #trigger (non me ne voglia Fede di Puma) e caricarlo subito con le vibre di Urban Paranoia, targato The Atheist.

Ciao Andrea, benvenuto su Trigger di Reggaeradio.it
Ho sentito il tuo primo disco con il nome di The Atheist e l’ho trovato subito molto innovativo, oltre che coinvolgente. Vuoi raccontarci un po’ di te e di come è nato questo progetto? E perché il nome The Atheist che è sicuramente molto suggestivo e interessante se pensato poi in una scena deep conscious come la musica dub.

Ciao! Il significato che sta dietro alla scelta dello pseudonimo THE ATHEIST riguarda la volontà di approcciare ed esplorare le più differenti anime del dub, dalla sua componente più roots e spirituale, fino alle sonorità più elettroniche che hanno contaminato la scena. Il dub da sempre porta con sé una grande componente conscious, ma negli ultimi anni la scena si è aperta a nuove sonorità elettroniche, basti pensare a due nomi della scena francese come Panda Dub e Kanka. Inoltre, anche se la componente spirituale e il messaggio di Haile Selassie sono parte integrante e fondamentale della mia vita, non riesco a confinare la mia musica e le sue tematiche solo all’interno della dialettica spirituale rastafariana. Che mi piaccia o no vivo ed opero in Italia, in Europa, quindi in Occidente e credo che sia necessario affrontare molti altri temi oltre a quello spirituale, la cronica mancanza di lavoro, una società sempre più gelida e lontana dalle esigenze dell’essere umano, il divario che la tecnologia contribuirà a creare sempre di più. Scegliendo come pseudonimo THE ATHEIST mi pongo fuori dal diffondere solo messaggi spirituali, o dal dover rispettare certi schemi o canovacci che siano essi musicali o tematici; il mio dub è un contenitore dove ogni influenza è ben accetta, purché mi consenta di diffondere un messaggio. Credo ancora che il reggae ed in particolare il dub siano voice of the people.

Urban Paranoia è molto potente sia come grafica che come suoni. Hai realizzato tutto da solo o hai collaborato con artisti e producer? Ci sono alcuni cantanti come Attila che hanno dato voce alle tue melodie con un risultato davvero interessante.

URBAN PARANOIA titolo del mio primo album, è stato completamente realizzato da me nel mio studio, il 4Th Floor Studio con sede a Savona, per poi essere masterizzato da Mekis, anima della Cockroach int production etichetta indipendente che ha fatto uscire il mio primo lavoro. Le grafiche sono di Cinzia Ravanello che ha realizzato un lavoro splendido, cogliendo appieno lo spirito dell’album. Sul disco vi sono due featuring, uno con Daria cantante dei Next station, l’altro insieme ad Attila entrambi disponibili su vinile.

Volevo chiederti, in quanto produttore e promoter di band, quale fosse la tua opinione sulla attuale situazione della musica in Italia. Segui un genere un po’ particolare, che all’estero è molto amato e nel nostro paese trova difficilmente spazio. Il primo giugno sarai a Pavia con i Next Station che sono giovani e di talento. Cosa funziona e cosa non funziona da queste parti?

Il reggae in italia ha rivestito un ruolo importante nella scena indipendente, quantomeno negli ultimi quindici anni. A mio avviso siamo alla fine di un ciclo, nessuno dei nomi che hanno popolato la scena italiana in questi anni, tolti i Mellow Mood, è riuscito a diventare veramente grande; sia perché una certa parte della discografia non ha mai aperto le porte al reggae, ma anche perché in molti casi all’interno della scena non si è riusciti a creare una sinergia tra band, cantanti, agenzie di booking festival e club, anzi molto spesso invidie, comportamenti poco corretti, e musica risibile spacciata per reggae di buon livello hanno contribuito ad affossare il tutto. Dove però si chiude un ciclo se ne apre uno nuovo. Il reggae è la musica più bella del mondo, e quindi anche in Italia vedo in band come i Next Station, da me prodotti, i Jakala reggae band, i Rusty Rockers e molti altri, una nuova fase, una rinascita. Inoltre la scena dub è viva ed attiva grazie band ed artisti come Road to Zion, Serengeti Music, Sista Habesha e tutti i sound ed i dj che selezionano dub.

Una data l’abbiamo già detta, quella del 1 giugno a Civico Zero (PV) insieme a Vitowar e Next Station. Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro? Dove ti potremo trovare e ci sono altri progetti in ballo che portano la tua musica lontano?

Prossimamente potrete trovarmi il 15 giugno a Savona per il More Faya Pon the Beach, a Brescia il 19 luglio per Musical Zoo in apertura ad Iseo e Dodosound, il 20 luglio a Spotorno in apertura a New York Ska Jazz Ensamble e altre in attesa di conferma. Nel frattempo mi trovate qui.

 

Grazie del tuo tempo, Andrea. Io mi fermo qui e, lo giuro, questa volta passo il calcio della nostra “pistola che spara non fa male” a Fede per il prossimo shot!