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Dubwise Festival: spirito di appartenenza e di rispetto reciproco

Dubwise Festival: spirito di appartenenza e di rispetto reciproco

Ci è stata data la possibilità di presentarci al Leoncavallo di Milano decisamente presto, grazie agli organizzatori del Festival, Dread Lion Hi Fi e all’amico Lion Warriah che da sempre produce, realizza e supporta la Dub Music con la sua 4Weed Records. Non ce lo siamo fatti ripetere due volte, anche perché tra il marasma dei vari festival ed eventi milanesi, il Dubwise è certamente un appuntamento dalla potenza e dal prestigio incredibile.

Alle cinque e qualcosa, nel bel pomeriggio assolato di sabato 9 marzo, siamo già davanti alle porte del cancello che porta al cortile e in foresteria, dove l’impianto di Rise and Shine godeva delle ultime rifiniture. L’atmosfera dell’evento ha sin da subito il profumo dell’aria frizzante di montagna, sembra che quasi per magia si sia diffuso un richiamo alle radici, generato interamente dai bassi nel terreno. Se la Dub nasce con un fascino e una suggestione quasi spooky, con un’energia che penetra nel profondo dell’animo di chi l’ascolta, allora al Dubwise si può tranquillamente parlare di una sorta di voodoo musicale interamente positivo.
Nessuna tensione, violenza, rabbia, paura. Niente di tutto questo. Due sono da considerarsi i main event della serata (che ovviamente diventerà nottata), il primo è la presenza del sound di Channel One in selezione sull’impianto di Rise and Shine e poi, più avanti nella notte, la potenza di fuoco di OBF con sound di rappresentanza e con Sr Wilson e Shanti D alle voci. Ma andiamo con ordine…

Nonostante il clima primaverile, la sera arriva presto e ci accompagna la bella selezione di Xian (Degenere) e il super set di Rise and Shine che, una dopo l’altra, infondo le giuste vibes per creare il primo sorprendente dato di fatto del Dubwise. Superati i trent’anni, né io né tantomeno Giki ci ricordiamo di un Leoncavallo così pieno e preso bene già dalle otto di sera e soprattutto con otto scoop montati all’aperto.

La scintilla ha dato il fuoco, le molle sono scattate sulla colonna vertebrale dei presenti, e quando compaiono Mikey Dread e Ras Kayleb, storici rappresentati di Channel One, capiamo subito che il mondo sta girando nel verso giusto. Un altro punto da non sottovalutare del Dubwise è lo spirito di appartenenza e di rispetto reciproco. Si mangia insieme, si ha la possibilità di salutarsi, confrontarsi, ballare insieme. Mikey e Kayleb passano per la cucina del Leo come se per quel momento fossimo tutti insieme nella stessa casa, coinquilini. Lo stesso vale per i ragazzi di OBF e ovviamente per chi fa gli onori di casa: Dread Lion e Marco Lion Warriah.

Tra i primi a infiammare il carnevale di Notting Hill, vero polmone di ampio respiro sulla comunità caraibica inglese e internazionale, Channel One si mette ai controlli alle dieci di sera. Per chi frequenta le classiche serate Dub o semplicemente per chi è solito farsi un giro al Leoncavallo, può ben immaginare quanto questo evento sia incredibile. La possibilità di poter sviluppare la serata proprio partendo con i veteran, con due muri di scoop e casse uno di fronte all’altro, non ha prezzo. Soprattutto a Milano, soprattutto in Italia, soprattutto in un clima politico e sociale come quello che stiamo tristemente vivendo. Si inizia con una prima selezione di solo bombe, unico giradischi in puro stile classic, senza speech per il momento perché tutto ha bisogno di una preparazione, di una sequenza, di una meditazione nella gestione delle vibre, delle parole, delle onde di suono. Vedere Mikey Dread scegliere con cura, sviscerare del roots di classe estrema, maneggiare valvole e vinili come uno chef davanti agli ingredienti più prelibati la dice lunga sui personaggi in questione. Dopo una prima presentazione e aggiornamento sulle date toccate di recente, entra in scena anche Ras Kayleb e inizia a speechare in combo con il suo selecta, portando avanti il messaggio che da quarant’anni non perde mai d’interesse: superare ogni barriera attraverso la reggae music. Gourmet style.
I regaz, come li definirebbero gli amici bolognesi, hanno infatti da poco festeggiato i quarant’anni di presenza sulle scene, con un party importante a Brixton, Londra, che ha visto la partecipazione di leoni e leonesse come Sista Aisha, Vivian Jones, Earl 16, Brother Culture, Matic Horns, Afrikan Simba e molti altri; questa energia si sente nell’escalation di vibes che culmina a mezzanotte con il gran finale: un cortile pieno di gente, una massive unita e contenta, che si muove insieme sugli ultimi passaggi del duo.


Il programma non ammette pause e subito dopo Channel One al famoso Baretto, inizia la selezione di Tullio aka Toolyo, mentre il Godfather della reggae music italiana, Vitowar si aggira soddisfatto per gli spazi pieni del Leo. Giki ed io ci fiondiamo per sfruttare l’unico momento utile che ci permette di fare doppia coppia… intervistiamo prima Channel One, con una bella chiacchierata sulla loro storia, il Redbull Clash, il Carnival e l’importanza di continuare a supportare un genere musicale che è principalmente uno stile di vita, una mentalità sia nel cervello sia nel cuore. Ci vuole testa per far funzionare tutte le macchine bene, ma ci vuole cuore per fare in modo che queste macchine diano l’impatto desiderato. Da un sound all’altro, sempre insieme a Giki ci ritroviamo in un furgone nei pressi della Foresteria in compagnia di Rico from OBF e del buon Sr Wilson. Il sound svizzero/francese ha da poco realizzato il quarto singolo “in bianco e nero” (a noi ci piace chiamarli così) ossia quella serie di EP graficamente realizzata con illustrazioni di pregio, dove troneggiano Sixteen Tons of Pressure ft. Charlie P (in attesa di ristampa), Rub a Dub Mood ft. Sr Wilson e Joseph Lalibela con Babylon Is Falling. A sto giro è il turno del veteran francofono Shanti D con la sua Part of my Life e non manchiamo subito di chiedere news sui prossimi progetti. Rico annuncia la ristampa di Sixteen Tons con una versione brasiliana, visto il suo tour conclusosi da poco in terra Carioca, e da lì si procede a chiedere dei loro numerosi viaggi, visto che tra Messico, Sud America e Giappone, i ragazzi si sono girati numerose piazze. Finita l’intervista che abbiamo prontamente raccolto, ci ritroviamo tutti nella sala dove Dread Lion Hi-Fi sta sparando cannonate insieme a Lion Warriah al mic.

Arriviamo al passaggio di consegne con una produzione a quattro mani targata 4Weed – Dread Lion Hi-Fi – Mr. Biska – Vibronics, un paio di pull it up erano d’obbligo. L’impianto di OBF non scherza affatto e Rico è pronto per iniziare con il casino vero. Se prima ci siamo riempiti le orecchie e il cuore di original veteran tunes, ora è il momento del new style, dell’interpretazione dell’eredità lasciata dalla musica giamaicana di qualità, insieme all’estro europeo. Sono le due di notte e dopo una serie di dubplates uno dietro l’altro, Rico sfodera le sue armi segrete, invitandoli a salire sul tavolo della console, proprio in piedi. Raramente mi capita di vivere così intensamente certi live, soprattutto se sono concentrato anche su altro, sul raccogliere info, sul fare qualche scatto. Be’, c’è poco da fare. Prima sale Shanti che, a discapito dell’attitudine un po’ schiva, esplode in una interpretazione del suo ultimo singolo e ha solo big up: reggae music is a part of my life. Rico in selezione, Guillaume ai controlli del sound, una dopo l’altra si arriva a Wilson che spadroneggia con la sua Rub a Dub Mood, e le famose casse arancioni del sound in questione ci fanno fare il giro del mondo, con pezzi in portoghese, in francese e classic hit come quelle con Charlie P e altri artisti. Vibra dopo vibra, bassi su bassi ci portano fino a mattina, la notte è passata, ha lasciato un segno importante e domani è un’altro giorno, arricchito da questa bella performance da parte sia del Leoncavallo, sia di chi ci ha portato questo super evento nel cuore della città meneghina.
Non è vero che non si fa più niente, che è tutto morto e che hanno ragione gli abbruttiti a non supportare più nulla, criticano tutto e danno ragione al politico di turno o al governante che vuole farti abbassare il volume.

Il Dubwise Festival è una prova del contrario. Una prova promossa a pieni voti, sia nella tecnica, sia nel cuore.